Appropriatezza dei presidi per l'incontinenza urinaria. Responsabilità infermieristica | Dimensione Infermiere

2023-03-16 16:51:36 By : Mr. Xuan Lillian

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L’incontinenza urinaria e/o fecale è l’incapacità di controllare e trattenere l’urina e/o le feci per alterazioni anatomiche o funzionali degli sfinteri della vescica o del retto. In particolare l’incontinenza urinaria può manifestarsi con gravità variabile da perdite minime (una o poche gocce) fino alla perdita completa del contenuto vescicale.

Fughe d’urina, anche piccole, costituiscono un problema igienico e una causa di disagio sociale che può compromettere in misura rilevante la qualità della vita. L’incontinenza urinaria colpisce più frequentemente il sesso femminile (tra il 10 e il 30 %), ma si calcola che una percentuale variabile tra il 2 e il 10% della popolazione maschile presenti delle perdite di urina. Fortunatamente esistono delle soluzioni, che si diversificano in relazione alle cause che sottostanno alla incontinenza stessa.

L’incontinenza, vera e propria sindrome geriatrica, presenta tra i fattori di rischio le modifiche fisiologiche legate all’età, le comorbilità, i farmaci assunti e soprattutto le alterazioni funzionali. In particolare l’incontinenza fecale è causata da importanti problemi in sede rettale, o da patologie del sistema nervoso, come paraplegia o demenza.

I presidi/ausili per l’incontinenza urinaria e/o fecale possono essere utilizzati come unico trattamento in caso di fallimento di altre forme di terapia, farmacologica o chirurgica, del disturbo o come supporto aggiuntivo ad altri interventi di tipo farmacologico.

Non esistono a oggi studi comparativi tra efficacia di un pannolone rispetto a un altro, tuttavia quando si deve scegliere l’ausilio assorbente è importante che l’infermiere effettui un assessment puntuale e rigoroso considerando:

I presidi/ausili utilizzati per la gestione dell’incontinenza si possono suddividere in:

Gli ausili assorbenti contengono all’interno polimeri in grado, a contatto con l’urina, di trasformarsi in gel. La superficie rimane asciutta, evitando il contatto tra cute e gel e riducendo il rischio di macerazione della cute. L’assorbenza varia da prodotto a prodotto e si va dai 60 ai 2.000 ml.

Le principali tipologie di presidi assorbenti disponibili sono:

L’infermiere dovrà essere in grado di riconoscere:

L’uso di questi ausili non può e non deve prescindere dall’attuazione di interventi di altro tipo per favorire il controllo volontario degli sfinteri. Secondo i dati forniti dalla letteratura più recente, l’uso del pannolone assorbente provoca una sorta di dipendenza e in circa il 70% dei casi causa una riduzione nella motivazione del controllo degli sfinteri con altre tecniche.

E’ importante quindi, accompagnare il soggetto ai servizi a intervalli di tempo regolari, in caso di incontinenza urinaria da sforzo praticare esercizi di rinforzo dei muscoli pelvici Il pannolone va cambiato non appena ci si accorge o il malato avvisa che è sporco e comunque occorre sostituirlo ogni 3 ore, salvo di notte che per non interrompere il sonno può essere tenuto per un tempo più lungo. I cambi frequenti aiutano a ridurre il rischio di irritazione della cute.

E’ importante ispezionare regolarmente la cute nella zona perineale in tutti i soggetti incontinenti per rilevare segni di dermatite da contatto, infestazioni micotiche conseguente all’incontinenza.

La cute va detersa dopo ogni evacuazione intestinale o minzione per evitare il contatto prolungato con le urine e le feci. Possono essere usati creme che agiscono da barriera per mantenere la pelle asciutta.

Le lesioni già formate vanno protette dalla contaminazione urinaria con medicazioni impermeabili all’acqua.

Dispositivi di raccolta che costituiscono una valida alternativa al catetere vescicale nel maschio. Si tratta di guaine morbide in lattice o in materiale sintetico che si inseriscono a cappuccio sul pene (tipo profilattico) e che presentano all’estremità un raccordo rigido lungo circa 10 cm al quale viene poi applicato il dispositivo di raccolta (una sacca da fissare con lacci alla gamba nel caso di pazienti che camminano, oppure una sacca più capiente, con lungo tubo di raccolta, da appendere con apposito supporto al letto).

Nell’uomo per favorire l’adesione al pene possono essere fissati con mastice oppure con fascette adesive. Il metodo raccomandato è il mastice. La pelle va preparata al fissaggio con una scrupolosa tricotomia e igiene intima. Si deve evitare l’uso di emollienti oleosi o cremosi che riducono l’adesività dei collanti usati, così come di saponi troppo aggressivi che possono irritare ed essiccare eccessivamente la cute.

In caso di fissaggio troppo stretto si possono provocare ulcerazioni o problemi circolatori. E’ importante, infatti, la verifica frequente della tenuta e della comparsa di eventuali arrossamenti. In quest’ultimo caso si deve rimuovere il dispositivo per non riapplicarlo fino a completa guarigione della parte.

Il condom va sostituito quotidianamente e si deve insegnare al paziente a controllare il pene: sono frequenti infatti i casi di macerazione o irritazione, provocati dallo sfregamento del glande contro l’estremità interna del condom. Non sono rari i casi di infezione delle vie urinarie, anche se l’incidenza è nettamente inferiore rispetto alle infezioni riscontrate con l’uso del catetere transuretrale.

Ci sono dispositivi condom anche per la donna. Si tratta di una sacca di raccolta di urine che si collega direttamente alla vulva con pasta adesiva. Uno studio condotto su oltre 2.000 donne ha riportato un’incidenza di batteriuria pari a 3 episodi su 100 giorni di uso, e l’aderenza del sistema dopo 24 ore nell’80% dei casi.

Autori: Gianluigi Romeo (Responsabile Area Assistenza Studio DMR),

Studio DMR Gianluigi Romeo(Responsabile Area Assistenza Studio DMR) Chiara Marnoni (Responsabile Struttura Formativa) Filippo Di Carlo ( Legale Rappresentate e Responsabile Attività di Consulenza, Formatore)

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