Goblin mode, la parola dell’anno, è praticamente la mia vita

2023-03-16 16:50:13 By : Ms. Elaine Cai

L’Oxford English Dictionary elegge la parola del 2022 e riassume quella gioiosa perversione di fare schifo senza sentirsi in colpa.

Ciao, mi chiamo Stanlio Kubrick, di mestiere scrivo, sono un freelance, il mio ufficio è letteralmente a un muro di distanza dal mio letto e oggi, grazie all’Oxford English Dictionary, ho scoperto di essere un goblin che vive in goblin mode. Mentre scrivo questo pezzo sul goblin mode il mio abbigliamento prevede un paio di pantaloni della tuta, una maglietta indossata al contrario, una felpa, un’altra felpa più larga. Ho ancora mezza tazza di caffè freddo preparato ormai tre ore fa, un pezzo di torta che ogni tanto sbocconcello e soprattutto ho due cappucci, uno per felpa, entrambi tirati su. Se dovessi fare una riunione di lavoro su Zoom in questo momento verrei licenziato. D’altra parte se dovessi fare una riunione di lavoro su Zoom in questo momento mi basterebbe rimuovere qualche strato, indossare una camicia, pettinarmi e darci di fondotinta per essere perfettamente presentabile, almeno dalla vita in su.

L’Oxford English Dictionary fa questo giochino della parola dell’anno ogni anno da parecchi anni a questa parte – nel 2013, per esempio - vi ricordate quanto sembrava tutto più semplice nel 2013? - la parola dell’anno fu “selfie”. Nel 2021, indovinate?, “vax”. Quest’anno per la prima volta la decisione è stata presa anche in accordo con il pubblico, nel senso che le tre parole candidate sono state sottoposte a sondaggio, nel quale “goblin mode” ha stracciato le rivali, cioè “metaverse” e “#IStandWith”. Se seguite Twitter, io per esempio non lo faccio, vi potreste essere imbattuti nell’espressione “goblin mode” già da tempo. Pare che la prima menzione in assoluto risalga addirittura al 2009, in un tweet nel quale però il termine viene usato con un’accezione diversa da quella che ha assunto con prepotenza durante le prime fasi della pandemia. Sempre citando l’OED, “goblin mode” è

Ci sarebbe la cena aziendale ma tu preferisci fingere di avere l’influenza per startene sul divano a guardare l’ultima stagione di The Crown lamentandoti del crollo di qualità? Sei entrato in modalità goblin. Stai pranzando sul divano sbriciolando ovunque perché hai addosso lo scaldotto e non hai voglia di alzarti? Goblin! Stai intervistando Obama su Zoom indossando solo una camicia, una cravatta e un paio di mutande? Goblin, ma anche genio. Questi sono gli esempi più facili, ma la modalità goblin ha tante espressioni e manifestazioni. Stamattina per esempio ho messo la sveglia alle 8 come tutte le mattine, così da essere pronto alle 9 davanti al computer a cominciare la giornata. Poi ho cominciato a rigirarmi nel letto e mi sono alzato alle 8:50, giusto in tempo per fare il caffè e poter accendere il computer appunto entro le 9, per sentirmi a posto con la coscienza. Sono un goblin? Una delle cose più buffe che ho letto legate all’hashtag #goblinmode è “hoarding weird shit just in case you run out”: a riguardo vorrei tanto farvi vedere la foto della mia dispensa e dell’enorme quantità di scatolette di ceci che la popola, ma ve la risparmio.

Stando a quanto sono riuscito a ricostruire non esistono ancora studi accademici sul goblin mode, non c’è ancora insomma della scienza dietro anche se immagino che esista parecchia letteratura su fenomeni più o meno collegabili, uscita in particolare negli ultimi tre anni per i motivi che potete immaginare. Perché ovviamente la cosa che si legge più spesso in giro, in lunghi e dotti editoriali sulla faccenda, è che il goblin mode è sempre esistito dentro di noi, ma ha goduto di un’ovvia esplosione di popolarità a causa del COVID, del lockdown et cetera.

A sua volta (seguitemi mentre parlo di sociologia senza averne le competenze: forse anche questo è goblin mode) credo che questa esplosione sia conseguenza di tutto quello che succedeva prima, quando la narrazione diffusa riguardo a chiunque avesse tra i 25 e i 50 anni era che il tempo libero non esiste. E l’altra narrazione ancora più diffusa presso chiunque avesse tra gli zero e i 99 anni era che è molto importante apparire perfetti sui social, è fondamentale dare l’impressione che la propria vita sia molto più interessante di quello che in realtà è. Voglio dire che vivere in un mondo nel quale le mail di lavoro arrivano anche alle 20:30 del sabato e tu devi rispondere, e contemporaneamente in un mondo nel quale anche andare a prendere il caffè al bar all’angolo può diventare un’occasione per mettersi in mostra nella maniera più curata e artificiale possibile, può diventare respingente molto in fretta. E quando ci hanno chiuso in casa senza prospettiva di uscirne per qualche mese, c’è stato (in mezzo al terrore, la preoccupazione, l’angoscia, la paura, l’incertezza sul futuro, la sensazione di stare assistendo finalmente all’apocalisse) un sospiro di sollievo collettivo: la sospensione dei riti collettivi per cause di forza maggiore ha tirato fuori il goblin che ci albergava dentro.

Ci si potrebbe chiedere se c’è qualcosa di male nell’abbracciare il proprio goblin interiore e lasciarsi andare, nel fare schifo senza dover chiedere scusa. Cosa ne so, non sono mica un sociologo! Io so che, da quando la gente ha più tempo libero da dedicare al nulla, ho molto più da scrivere perché invece di uscire tutti in tiro per l’ape delle 18 si sta in casa a guardare i film o a giocare ai giochini. O a giocare ai giochini di società in remoto su Zoom in una sorta di riunione collettiva di goblin, che per sua stessa natura non potrà mai avvenire dal vivo.

Mi colpisce semmai come siamo arrivati ad avere bisogno di trasformarci in goblin per recuperare un po’ della nostra salute mentale perduta. Quanto tempo abbiamo passato a fare cose che a quanto pare non ci piaceva così tanto fare, se non appena ce le hanno tolte abbiamo inventato un nuovo modo di passare il tempo e non riusciamo a staccarcene al punto che una delle più autorevoli istituzioni del mondo ha deciso che “goblin mode” è la parola perfetta per descrivere il 2022. Tipo: senza le foto delle colazioni su Instagram avremmo mai sentito il bisogno di diventare goblin e di aggiungere i cereali al caffè freddo (mi hanno detto che succede)? Ci faceva davvero così schifo quella che chiamavamo “vita normale”?

Altrettanto ovvio ma non per questo meno buffo è il fatto che il goblin mode è rapidamente diventato un’estetica, con i suoi bei social network dedicati tipo BeReal, che funziona nel modo più stronzo del mondo: ogni giorno ti arriva una notifica ed entro due minuti devi pubblicare una tua foto, con l’idea che non avendo tempo per prepararti venga fuori la cosa il più naturale e goblin possibile – se non fosse che due minuti sono un’eternità, e soprattutto che il bello della modalità goblin è godersela senza addosso gli occhi del resto del mondo. Cioè l’idea stessa di pubblicare su Twitter foto con l’hashtag #goblinmode è contraria al goblin mode e al motivo per cui è nato. E più in generale l’idea di pubblicare su Twitter, insomma… lo sapevate che in un tweet ora cancellato Musk ha detto di aver comprato la piattaforma proprio mentre era in full goblin mode?

L’ultima cosa che mi chiedo è: e ora cosa ce ne facciamo di questa informazione? Una volta stabilito che il goblin mode è diventato una sorta di rito collettivo per sfogare le proprie frustrazioni contro le norme imposteci dalla società e dai social network in particolare, come dobbiamo approcciarlo? Possiamo ammettere che è una cosa bellissima oppure l’espressione diventerà presto uno stigma? Io, nel dubbio, apro un pacchetto di biscotti al cioccolato.