Per la prima volta in Trentino, sperimentato l’impianto di uno sfintere artificiale per gestire la minzione: basta pannolini e ricovero ospedaliero di poche ore
ROVERETO. Importanti novità per la cura dell’incontinenza urinaria, al Reparto di Urologia del Santa Maria del Carmine. Lo spiega un comunicato stampa dell’Azienda Sanitaria.
Un nuovo meccanismo capace di ridare dignità al paziente e incidere in maniera importante anche sul fronte del contenimento della spesa sanitaria. All’ospedale di Rovereto si è sperimentata per la prima volta in Trentino un nuova tecnica chirurgica per l’incontinenza urinaria maschile: il posizionamento di uno sfintere artificiale – un meccanismo che consente al paziente di gestire la propria minzione – permette di risolvere il problema dell’incontinenza. L’apparecchio è composto da un sistema idraulico che prevede un «rubinetto» inserito intorno all’uretra, che viene «comandato» da un meccanismo inserito nello scroto. Il ricovero ospedaliero è molto breve, una notte ed un giorno dopo l’intervento, e la convalescenza non è molto lunga. Dopo l’intervento chirurgico il paziente viene addestrato alla gestione del nuovo dispositivo ed è in grado di gestire autonomamente il meccanismo e non avere più perdite di urina.
L’incontinenza urinaria rappresenta oggi un importante problema sia in termini sociali (riduzione della socialità e delle relazioni interpersonali) sia economico-sanitari. Si calcola che la spesa globale del Sistema sanitario nazionale per la gestione di tale problematica si aggiri intorno ai tre miliardi di euro all’anno. Oltre alle spese dirette per gli ausili (pannolini) e le visite mediche si deve considerare l’elevato impatto che l’incontinenza ha sui pazienti: senso di vergogna, difficoltà nelle relazioni sociali con conseguente isolamento. Sebbene tale problematica sia molto più frequente nel sesso femminile, l’impatto nell’uomo è davvero invalidante. Nell’uomo l’incontinenza urinaria rappresenta una complicanza della chirurgia demolitiva per problematiche oncologiche della prostata, anche se le nuove tecnologie e i nuovi approcci riabilitativi hanno ridotto notevolmente questa complicanza. La frequenza dell’incontinenza urinaria nel maschio può essere calcolata intorno al 5%. Si può calcolare, quindi, che circa 12.500 maschi Trentini ne soffrano, a vari livelli di gravità. Sono molti i farmaci a disposizione per cercare di ridurre l’incontinenza e migliorare la qualità di vita, ma in alcuni casi bisogna ricorrere alla chirurgia.
«Questa nuova frontiera della chirurgia urologica – spiega il direttore facente funzioni dell’Unità operativa multizonale di Urologia Tommaso Cai – va ad ampliare l’offerta terapeutica per i nostri pazienti, collocando la nostra azienda sanitaria tra le più all’avanguardia nel panorama nazionale per la gestione di tali patologie».
«Questa nuova attività chirurgica – afferma il direttore dell’U.o. di Chirurgia generale di Cavalese Luigi Pellecchia – si inserisce in un progetto aziendale su cui stiamo lavorando per la creazione di un Centro di coordinamento di riferimento per la gestione dell’incontinenza urinaria e fecale». «Infatti – riprende Cai – la gestione di questi pazienti, come della maggior parte dei pazienti affetti da patologie urologiche, deve essere multidisciplinare (il paziente viene valutato da più specialisti che discutono insieme sulla migliore strategia terapeutica), se vogliamo offrire al paziente una qualità di cura eccellente».
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